“Sempre più terre agricole, in America, in Asia ma anche in Europa, vengono adibite alla coltivazione di biocarburanti. Un trend destinato a crescere visto che la richiesta di biocarburante, secondo un recente studio Onu, aumenterà nei prossimi tre anni di oltre il 170 per cento“.
E’ quanto evidenziato dal presidente della Cia-Confederazione italiana agricoltori Giuseppe Politi: “tutto cio’ e’ immorale – dice -, meglio lasciare ferma l’ automobile che morire di fame. Meglio un chilo di pane che un litro di biocarburante”.
LA RICONVERSIONE DEI CAMPI
Nel 2009, ha precisato l’ organizzazione agricola, sono 90 milioni gli ettari, un tempo destinati a coltivazioni alimentari, convertiti al no-food per la trasformazione cioè in combustibile.
“Non si può disperdere il patrimonio agricolo-alimentare in questo modo – ha detto Politi – quando al mondo più di un miliardo di persone muore di fame“.
“Già lo scorso anno più del 25% del raccolto di mais Usa é stato utilizzato per produrre etanolo, i cui stabilimenti raddoppiano di anno in anno. E così avviene un po’ ovunque” ha sottolineato Politi.
RISCHIO DI AUMENTI DEI PREZZI ALIMENTARI
“Diminuendo la terra destinata alla coltivazione di grano, i prezzi potrebbero esplodere nuovamente e ciò porterebbe ad aumenti-record dei generi di prima necessità, a cominciare dal pane, per passare poi al latte e alla carne. E questo significa – ha concluso – aumento della fame e della malnutrizione per i Paesi piu’ poveri del pianeta, e non solo“.