Un anno di condono preventivo, territorio in mano ai cementieri e nessuna possibilità d’intervento per i Comuni: questa, per Legambiente, la sostanza del decreto sul Piano casa proposto dal Governo alle Regioni. Secondo Legambiente sono 5 i motivi per respingere decisamente questo Piano. Eccoli nel dettaglio…
CEMENTO ILLEGALE
L’ autocertificazione del progettista e la deroga agli strumenti urbanistici per arrivare (legalmente) ad aumentare del 40% la volumetria di un edificio (utilizzando il bonus del vicino per raddoppiare il 20% previsto nel decreto) con anche la possibilità del cambio di destinazione d’ uso, “non sono altro che un invito all’illegalità”.
COSTRUZIONE IN AREE SOTTO TUTELA
Per la prima volta dal dopoguerra si potrà intervenire nelle aree tutelate. Le aree in cui gli interventi sono esclusi sono talmente limitate che persino nei parchi nazionali (vietate solo le zone A, dove però ci sono solo boschi), nelle aree sottoposte a tutela paesaggistica (laghi, aree costiere, boschi ecc.), e nei centri storici si possono realizzare interventi.
EMERGENZA ABITATIVA
Questo piano non è una risposta all’ emergenza abitativa: gli alloggi che si potranno realizzare in questo modo saranno circa 5000 a fronte delle 150mila persone a rischio sfratto (secondo il Sunia). Il 20% in più riguarda i proprietari di casa.
NIENTE EFFICIENZA ENERGETICA
L’ ampliamento non è legato ad alcun obiettivo energetico. Basterà dichiarare di aver inserito qualche riduttore di flusso nei rubinetti o una vernice di origine naturale per avere diritto a un aumento di cubatura.
CITTA’ PIU’ INVIVIBILI
Diventerà possibile e legale trasformare edifici – ma pure paesaggi – con ampliamenti realizzati con materiali e soluzioni degradanti.