Non si tratta di un animale: “Anaconda” è un serpente di gomma lungo 200 metri e largo 7, in grado di catturare l’energia delle onde del mare. Il sistema è stato ideato e realizzato come prototipo in Inghilterra, ma potrebbe presto essere impiegato in tutto il mondo per trarre energia in modo semplice, pulito e poco costoso. L’ innovazione del progetto sta nel design, semplice ed ispirato alla natuta, e nel materiale plastico, che insieme rendono economici sia la realizzazione che il mantenimento della struttura.
Anaconda potrebbe produrre teoricamente fino a 1Megawatt di potenza, ovvero il consumo di energia elettrica necessaria al funzionamento di 2000 case.
IL FUNZIONAMENTO
Anaconda è un tubo in gomma chiuso ad entrambe le estremità e riempito d’acqua. Deve essere collocato tra i 40 e i 100 centimetri sott’ acqua, in direzione parallela a quello delle onde. L’ arrivo delle onde crea un rigonfiamento all’ interno del tubo. Questo percorre tutta la sua lunghezza, spinto dall’ incedere dell’ onda sulla sua superficie. Alla fine del suo percorso, il rigonfiamento finisce in una turbina, in grado di produrre energia eletttrica. A differenza di altri dispositivi utilizzati sin’ ora, che sono di metallo, la grossa differenza di Anaconda sta proprio nell’ uso dei materiali. Essendo di gomma, i costi di produzione e i costi di manutenzione scendono. Il progetto è stato testato su piccola scala in laboratorio. L’ Engineering and physical sciences research council (Epsrc), in collaborazione con gli inventori di Anaconda e lo sviluppatore (Checkmate SeaEnergy) di Southampton, sta ora programmando una sperimentazione su larga scala.
LO SFRUTTAMENTO DELL’ ENERGIA MARINA
L’ energia delle onde del mare, per il momento, è molto poco sfruttata rispetto ad altri tipi di energia rinnovabile, come il vento. Ma alcuni Paesi, prevalentemente quelli affacciati sull’oceano, iniziano ad investire in questo settore innovativo. E’ il caso del Portogallo, dove, da qualche mese, vicino a Porto, galleggiano tre serpenti marini rossi. Pesano 700 tonnellate ciascuno, per 142 metri di lunghezza e 3,5 metri di diametro. Il meccanismo è simile a quello di Anaconda, ma la struttura è costruita in metallo: ci sono voluti mesi di lavoro e due anni per assemblarlo. L’investimento iniziale per questi serpenti marini di metallo è stato di 8,2 milioni di euro, con finanziamenti di Enersis, società portoghese controllata dalla spagnola Endesa, che a sua volta fa capo all’ italiana Enel. Enersis investirà nei prossimi anni oltre un miliardo di euro in una serie di impianti come questo, capaci di fornire elettricità a 450mila abitazioni.
L’ ENERGIA DEL MARE IN ITALIA
Il nostro Paese, rispetto a quelli che si affacciano direttamente sugli oceani, ha mari meno mossi. Eppure nello specchio d’acqua tra Scilla e Cariddi dal 2001 lavora Kobold, una turbina che produce energia sfruttando le correnti marine dello Stretto. L’ idea è nata dall’armatore Elio Matacena. Kobold ha l’ aspetto di una piattaforma galleggiante di circa 10 metri di diametro ed è dotata di una turbina ad asse verticale con tre grandi pale immerse in acqua. Le pale ruotano grazie alla forza generata dalle correnti e producono energia da trasferire sulla terraferma. La stessa tecnologia italiana verrà installata anche in Indonesia entro fine luglio, nell’isola di Lombok.
Resta da vedere quale, tra le due tecnologie, la spunterà sul mercato globale.